yuji yahiroLo studio della legge di natura
Quando si parla di tradizione della medicina orientale non ci si deve riferire soltanto a quella sviluppatasi in Cina e in Giappone, ma anche a quella che è fiorita in molte parti dell’Asia, come per esempio in India o in Medio Oriente. Il modo di intendere la salute in Asia si ispira a principi alquanto diversi da quelli seguiti dal pensiero moderno. Attualmente, per esempio, lo Shiatsu è conosciuto e apprezzato soprattutto per il suo effetto sintomatico; si pone cioè una grande importanza alle sue manifestazioni terapeutiche esterne, mentre il suo scopo originale, le radici da cui è nato, è quello di studiare e seguire la Legge della Natura. Qualunque impegno di studio che non sia indirizzato alla scoperta della Legge della Natura, anche se raggiunge l’effetto previsto, non può diventare un percorso di studio utile a migliorare la vita stessa. In terapia, se c’è soltanto interesse a cambiare dei sintomi, nulla cambia realmente; il modo di vivere non cambia e sempre rimane sofferenza.

In Asia, il percorso di studio della Legge di Natura si è sviluppato principalmente su tre direttrici: una è naturalmente quella della terapia, sia nel senso ufficiale che popolare, la seconda è quella delle arti marziali, la terza è quella della pratica consapevole della vita quotidiana, come per esempio, nel caso della Cina, lo studio del Tao. Il Tao somiglia molto allo Yoga indiano nel senso che, durante l’intera giornata, il praticante cerca di trasformare ogni cosa, corpo, mente, spirito, modo di vita, ambiente, così da armonizzarla con la Legge di Natura. Considerando le cose da questo punto di vista, prima ancora di entrare nell’argomento della pressione nello Shiatsu, dovremo osservare come i principi fondamentali della salute, quelli che conducono alla cura delle malattie, sono quegli stessi principi che vanno utilizzati e valorizzati per migliorare la propria vita. Oggi, nella società, i campi di studio vengono distinti e separati gli uni dagli altri così che, seppure alcuni insegnamenti presentano una loro profondità di contenuti, non possono essere valorizzati appieno proprio perché vengono in genere sviluppati alla luce di una visione troppo parziale. Se vogliamo avviarci verso un vero cammino di studio della Legge di Natura, abbiamo bisogno di bilanciare fra loro due aspetti: se da un lato dobbiamo certamente approfondire e specializzarci in un argomento, dall’altro abbiamo bisogno di comprendere le cose sempre da un punto di vista globale.

Prima ancora di entrare nell’argomento della pressione dello Shiatsu, dal punto di vista globale delle manifestazioni della vita che riguardano la salute, dobbiamo considerare sei punti fondamentali di studio, nessuno dei quali può essere ignorato se vogliamo comprendere e seguire la Legge di Natura. I primi due sono il respiro e il movimento. Il terzo e la pratica correttiva delle abitudini scorrette fisiche e mentali. Lo stile di vita moderno non richiede in genere di impegnare l’intero organismo per svolgere le azioni quotidiane e spinge anzi al suo uso parziale, specializzato (qualcuno si specializza nel movimento delle braccia, un altro utilizza solo gli occhi, un altro solo testa, uno solo la destra, uno solo la sinistra…).

Il quarto punto è l’alimentazione e con questo non intendiamo solo il cibo materiale; è nutrimento per l’essere umano anche studiare, leggere, pensare, ascoltare le idee degli altri. Quando parliamo di studio dell’alimentazione quindi, intendiamo la ricerca di ciò che è più adatto a noi, cosa che per ciascuno è diversa. Il quinto punto è la valorizzazione dei problemi. Fin da bambini ci è stato insegnato a considerare come una cosa negativa dover affrontare dei problemi, come per esempio l’insorgere di sintomi di una malattia o le manifestazioni del dolore. A causa di questa educazione è difficile perfino pensare che possa esistere anche un altro modo di vedere le cose. Ma siamo proprio sicuri che il fatto di dover fronteggiare dei problemi debba inevitabilmente essere accolto con una reazione negativa? (Allora tanto vale morire, così non dovremo più lamentarci di nulla!). In realtà il manifestarsi di qualsiasi sintomo o dolore del corpo, di sofferenze, preoccupazioni o delusioni, non sono che messaggi che la vita ci offre. Possiamo anzi dire che questi costituiscono una specie di garanzia di vita! Valorizzare i problemi significa accettare e ascoltare il messaggio che la vita ci invia: dietro c’è sicuramente un insegnamento per noi. Chi si limita a fare il terapista come fosse un operaio alla catena, impegnato solo a togliere disturbi, magari si sentirà anche bravo, si procurerà un sacco di clienti e farà buoni affari. Ma noi siamo nati come esseri umani per migliorare, altrimenti la nostra vita sarebbe priva di senso. Tutto ciò che è presente, tutto ciò che accade, piacevole o no, deve essere inteso come una possibilità per imparare e migliorare: dobbiamo valorizzarlo. Infine, l’ultimo punto, la meditazione. Meditare non è quello che di solito viene fatto fare in alcuni centri ‘specializzati’, con musica e incensi per rilassare un po’ di tensione nervosa. Si va al centro di meditazione, ci si rilassa; si esce fuori, si torna a casa, ci si arrabbia… e così bisogna aspettare fino alla prossima settimana per rilassarsi un attimo. E’ vero che se non siamo capaci di rilassarci non è possibile fare meditazione, ma il rilassamento ne costituisce solo, come dire ‘l’antipasto’. Meditare significa in realtà scoprire la verità, scoprire l’origine di un problema: senza sviluppare questo atteggiamento vivremo sempre con la paura. La paura nasce dall’ignoranza e una delle più grandi paure dell’uomo è quella della morte. L’uomo vorrebbe superare le sue paure, e così, nei secoli della Storia, il potere, sia quello personale che quello di chi governa, ha spesso utilizzato questa paura come un trucco per controllare e manipolare la mente ed il cuore degli uomini. Siamo abituati a ricevere messaggi negativi, siamo ipnotizzati da questa negatività. In questo stesso modo, la maggior parte dei terapisti spaventa i loro pazienti e cattura la loro anima. Quanti di coloro che fanno terapia riescono ad immaginare il loro paziente in modo positivo.’ Se si riesce a farlo sempre, prima di un trattamento, allora si può dire di essere dei veri professionisti! Chi riesce a immaginare piena di vita una persona che sta morendo. E’ molto difficile. Lo stesso terapista, spesso, viene ‘mangiato’ dal suo paziente, non riesce a vederlo che in maniera negativa: e per questo motivo che non gli sarà facile trasformare la sua condizione. Il terapista dovrà impegnarsi prima di tutto a creare un’immagine positiva ed indirizzare il suo intervento in quella direzione. Se invece segue il paziente nel suo star male, significa che ormai e il paziente a guidare il terapista: il terapista si trasforma in un assistente per il peggioramento della condizione del paziente. E il paziente, in questo caso, il vero professionista. Meditazione significa cercare di comprendere qual è l’origine delle cose, anche se non possiamo riuscire completamente a farlo, poiché questa è l’origine stessa della vita. Possiamo pero impegnarci in quella direzione. Se si riesce a comprendere la causa originale del sintomo, potranno migliorare contemporaneamente sia la vita del paziente che quella del terapista. In tanti casi invece, dopo la terapia, il paziente migliora ma il terapista peggiora…! Bisogna tenere in considerazione questi sei punti fondamentali se vogliamo provare a migliorare la vita attraverso la ricerca della salute. Se avete scelto lo Shiatsu come cammino per la vostra ricerca professionale, occorre rendere più profondo questo studio.

Solo gli esseri umani contemplano un’idea come la medicina, che costituisce un importante indirizzo del loro studio intorno al quale, da secoli, si sviluppano scuole di pensiero e di pratica. Gli animali sanno da soli quando stanno male; per noi uomini, invece, e necessario un certo impegno di studio, e non solo perché abbiamo indebolito il nostro istinto. Sia che si parli di medicina naturale che di medicina moderna, sia che la si definisca olistica o meno, il bisogno umano di medicina è soprattutto il bisogno di conoscere e seguire la Legge di Natura. Noi tutti viviamo in modo artificiale: abbiamo case e vestiti, mangiamo cibo cotto; niente del nostro stile di vita è naturale. Ma è proprio questo stile di vivere, così differente da quello degli altri animali, che porta in sé lo stimolo per trovare quella dimensione umana che, fra le manifestazioni della natura è assolutamente originale. Non dobbiamo necessariamente svestirci, abbandonare le nostre case e mangiare erbe selvatiche per seguire la Legge di Natura, non ha senso pensare di dover tornare a vivere nella giungla. Se volessimo vivere come fanno gli animali, riacquistare la loro naturalezza, dovremmo anche rinunciare alla cultura che abbiamo sviluppato. Ma la cultura è la base fondamentale della nostra evoluzione, la sua perdita comporterebbe anche una involuzione spirituale. C’è un’altra possibilità: sebbene non riusciamo a seguire e armonizzarci completamente con la Legge di Natura, pure possiamo impegnarci a camminare in quella direzione. Se scegliamo lo Shiatsu come strada di verifica, dobbiamo tenere presenti i sei punti sopra descritti. In questo modo, anche se in modo diverso da quello degli animali selvatici, possiamo comunque arrivare ad essere sani. Non si diventa dei veri professionisti praticando lo Shiatsu solo come un trattamento fisico, attenti solo che il paziente rimanga contento e soddisfatto perché liberato dal suo sintomo fastidioso. Cambiare un sintomo e cambiare la condizione sono due cose ben diverse. Assenza di dolore non significa migliorare la condizione del paziente. Possiamo intendere migliorata la condizione umana solo quando il modo di vedere, il modo di pensare, il modo di sentire, il modo di vivere saranno migliorati. Ma questo non può essere determinato dall’esterno; ognuno deve risvegliare una coscienza interna a lui propria. Possiamo dare a un altro la possibilità di cambiare la sua vita, ma non possiamo determinare noi, dall’esterno, questa scelta: la decisione dipende dalla consapevolezza di ognuno. E’ questo il motivo per cui l’uomo, per poter continuare a vivere nell’artificiosità del suo stile, deve inevitabilmente ricorrere alla medicina. Forse un giorno, chissà quando, fra diecimila o centomila anni, la medicina scomparirà, scomparirà forse anche la religione. Quando il genere umano sarà veramente evoluto non saranno più necessarie queste cose. State tranquilli, ci vorrà forse un milione di anni, non preoccupatevi di perdere il lavoro…!

Noi abbiamo tutti la stessa origine; tutto nasce dalla stessa fonte di vita. Seppure la realtà quotidiana ci induce a credere che ognuno sia distinto da un altro, siamo invece un’unica vita, che si manifesta divisa per permettere che ogni parte collabori con l’altra. Basta pensare al nostro corpo che, originato da un’unica cellula, attraverso continue trasformazioni e differenziazioni dà origine a tante forme. Se pensiamo che ciò sia vero, allora dobbiamo anche pensare che davanti a noi c’è sempre una persona, non un paziente. Quella persona è davanti a noi come manifestazione della presenza di tutti i nostri antenati. Noi stessi abbiamo incorporato nella nostra vita quella degli antenati e lo stiamo manifestando attraverso la nostra presenza.

LA TERAPIA: RINGRAZIAMENTO Al NOSTRI ANTENATI
I nostri antenati non stanno in un luogo invisibile, stanno qui, sia dentro noi stessi che davanti a noi. La nostra presenza è sostenuta dalla loro vita, nessuno può aver vita da solo, nessuno può vivere senza l’influenza e la collaborazione di altre presenze di vita. Quando si comincia a comprendere questa realtà nasce dentro un grande senso di ringraziamento e di rispetto. Per questo aiutare una persona che sta soffrendo dovrebbe essere cosa normale, una manifestazione di rispetto per i nostri antenati. E’ per manifestare questo rispetto e questo ringraziamento che nasce il trattamento. Chi fa Shiatsu quindi, oltre che terapista, abile tecnico, deve essere, per il paziente, anche un educatore. Educare significa influenzare positivamente la persona che si ha davanti, coltivando la pazienza di aspettare che sviluppi un atteggiamento corretto verso la vita. Qualche volta bisognerà aspettare un anno, o magari anche una vita. Chi fa Shiatsu però ha a disposizione un tempo limitato: offrite il trattamento con questo atteggiamento, e per il resto coltivate la speranza; un giorno forse quel paziente comprenderà ciò che avrete voluto comunicare!

Chiamiamo kuyò questo modo di offrire il trattamento. Kuyò significa ‘nutrirsi insieme’, manifestare rispetto e ringraziamento per gli altri, arricchendo la propria anima e contemporaneamente quella del paziente. Se si coltiva questo atteggiamento, qualsiasi tipo di terapia o di medicina, sia essa la chirurgia oppure gli antibiotici, non dovrà più essere considerato negativo, una cosa vietata. Importante è l’atteggiamento che è dietro a chi pratica. Nessun settore della medicina approfondisce questo aspetto, ma almeno voi che fate Shiatsu e siete tra i pochi che possono avere un contatto fisico con le persone, avete la possibilità di offrire questo messaggio. Avete tempo a disposizione per farlo, e comunque ne avete molto più dei cinque minuti necessari per scrivere una ricetta…!

LO STUDIO DELLO SHIATSU

La domanda postami è: “Cosa c’è dietro la pressione perpendicolare?”. Se vogliamo arrivare a una risposta dobbiamo necessariamente considerare anche gli altri aspetti della pressione. La base dello Shiatsu è costituita da tre principi: pressione perpendicolare, pressione costante, pressione concentrata, (detta anche, secondo lo stile Masunaga, pressione di sostegno). Pressione perpendicolare. La chiave, la quintessenza della pressione perpendicolare, è il respiro. Voi forse sapete, ad esempio, che nel campo delle arti marziali si usa il kiai. Il kiai è una delle tecniche di respiro che, oltre a ottenere l’effetto, secondario, di impaurire l’avversario nel combattimento, ha lo scopo fondamentale di canalizzare e indirizzare l’energia attraverso il respiro. Pressione perpendicolare significa toccare il centro del corpo, il centro della vita; ma come si fa se non siamo capaci di indirizzarla correttamente? E’ il respiro a tracciare la strada! Chi ha dubbi in proposito si dia la pena di provare e allora potrà capire che non sto parlando di teoria. Pressione costante. Cosa rende tale la pressione? Esercitare una pressione costante significa poterla mantenere anche un’ora (ma almeno 5/10 minuti…!). Costante significa che la pressione, quindi l’energia, è pari dall’inizio alla fine. Cosa si rende necessario per far questo? La chiave della pressione costante è nella forza di addome e lombari, cioè hara, tandèn. Spesso, chi pratica arti marziali, ottiene un certo sviluppo di forza nella zona addominale e lombare: questo è il motivo per cui tante persone che praticano arti marziali sono capaci di imparare in breve tempo, ottenendo in genere dei buoni risultati.
Pressione concentrata, infine, significa pressione consapevole. In questi tre principi fondamentali dello Shiatsu vengono compresi, almeno teoricamente, i principi fondamentali dell’impegno di un essere umano. Il respiro, si comprende bene, è principio di vita. La forza del tandèn, che rende costante la pressione, è in realtà la capacità di creare bilanciamento fra l’atmosfera dell’addome e quella delle lombari: l’intero corpo deve collaborare per renderlo possibile. Soltanto chi riesce a fare pressione in questo modo può dirsi un vero professionista.
Impegnarsi per cercare di realizzare la forza del tandèn aiuta a evitare l’insorgere e il perdurare dei disturbi fisici. In altre parole, se facendo studio di Shiatsu, capita di farsi male a un gomito o a un polso oppure ci si strappa un muscolo o un tendine, significa che si è praticato senza utilizzare la forza del tandèn.
La pressione dell’addome e quella del cervello sono collegate e inversamente proporzionali: più aumenta la prima più diminuisce la seconda. La forza di tandèn porta calma nei nostri pensieri e facilita lo sviluppo dell’intelligenza; la sua mancanza, al contrario, porta ad avere un sistema nervoso alterato. Senza la capacità di assorbimento data dalla forza del tandèn si diventa eccessivamente suscettibili, poiché qualsiasi problema arriva direttamente alla testa. Chi ha forza di tandèn, invece, è capace di accogliere i problemi in due tempi: prima li riceve ‘attraverso la pancia’ e solo dopo li fa filtrare nella testa, senza correre il rischio di impazzire. AI giorno d’oggi, lo sappiamo, i problemi mentali stanno aumentando e non riguardano, come una volta, solo chi vive in città. La causa non sta soltanto nelle comodità della vita moderna, il motivo principale è che nel nostro stile di vita quotidiana non c’è più necessita di usare il tandèn, raramente c’è occasione di essere chiamati a un lavoro fisico veramente impegnativo.
Se facciamo pratica di Shiatsu in modo corretto, potremo rafforzare il tandèn, concentrando forza fra addome e lombari, senza aver bisogno di altri allenamenti; in questo senso, lo studio e l’allenamento della respirazione diventano fondamentali per dare direzione al nostro impegno e alla nostra pressione. Fare Shiatsu in questo modo, quindi, crea già di per sé i presupposti per ottenere una buona condizione fisica. Come ho già detto, le caratteristiche della pressione dello Shiatsu non sono divisibili fra loro ma, al tempo stesso, non è facile studiarle contemporaneamente; per questo le studiamo una alla volta così che un giorno, finalmente, potremo realizzarle insieme in una pressione corretta.

Esistono diversi livelli di consapevolezza, quello minimo è fare attenzione a cosa si sta facendo. Solo quando, dopo tanto allenamento, si incorpora totalmente e profondamente una tecnica, si riesce a manifestare inconsciamente le proprie capacità. Come quando si impara ad andare in bicicletta: all’inizio è necessario mettere tutta l’attenzione ad ogni singolo passaggio, ma quando, dopo un po’, quella pratica viene incorporata, corpo e bicicletta si uniscono. Quello che prima si poteva manifestare solo in modo separato viene riunito, diventa parte di sé, si è nuovamente liberi di intraprendere nuove strade. Ma quando qualcosa viene incorporata, si tende a fare sempre in quel modo, ormai senza consapevolezza, sia esso corretto o no. Se quindi, nello studio e nella pratica dello Shiatsu così come per qualsiasi altro impegno, vogliamo arrivare a incorporare in modo corretto, dobbiamo come minimo cercare di rimanere sempre consapevoli di ciò che stiamo facendo. Se si incorpora inconsciamente, non si sa cosa si è incorporato e quindi non è possibile cambiare.
Quale è il motivo per cui spesso chi dice di voler smettere di fumare non riesce a farlo? Le persone che hanno cominciato a fumare inconsciamente sono praticamente soggette al fumo e non riusciranno a smettere inconsciamente. Al contrario, chi ha cominciato coscientemente, coscientemente può anche smettere; è per questo motivo che mantenere concentrazione sull’essere consapevoli è molto importante per migliorare. Occorre allora cominciare a fumare con consapevolezza, così, con consapevolezza, se si vuole, si può smettere. Per esempio: “ora fumo, ma quando arrivo ad un terzo della sigaretta la spengo”. Dopo mezz’ora viene voglia di un’altra sigaretta: “ma ho fumato mezz’ora fa, quindi adesso aspetto un’altra mezz’ora”. Consapevolmente rinvio. Dopo mezz’ora: “adesso decido di fumare una sigaretta ma, arrivato a metà la spengo”. Consapevolmente fumo, consapevolmente rinvio, consapevolmente smetto. Dopo un’ora voglio fumare di nuovo: adesso rimando di un’ora. Dopo un’ora: “adesso fumo un’intera sigaretta”. Dopo aver fumato: “grazie, ora smetto”. Ci vuole questo tipo di allenamento: cominciare in maniera consapevole e finire in maniera consapevole.
Per studiare non c’è altro strumento, oltre alla consapevolezza, che possa arricchire la nostra ricerca di vita, senza essere costretti a doverne dividere e separare ogni aspetto: “questo è lavoro, questo è studio, questo è guadagno, questo vacanza, questo riposo…”. La consapevolezza è lo strumento ‘interno’. Nessuno può dire quale sia la tecnica, lo stile, il katà migliore: se studiamo con consapevolezza, possiamo scegliere quello che più ci piace e qualsiasi katà diventa quello adatto a noi. Non esiste un katà che vada bene per tutti: il nostro corpo è diverso, le capacità sono diverse: la consapevolezza è l’unico strumento per non perdere la testa, l’unico strumento che dà la possibilità di approfondire internamente lo studio. E’ la consapevolezza che può pescare in profondità dentro di noi; modificare una condizione al suo interno, superare le falsità di una società mondana troppo focalizzata sulla forma esterna e dimentica della dimensione spirituale. La società umana ha due culture: una cultura materiale e una cultura spirituale. Fino ad ora però la cultura spirituale non è stata in grado di equilibrare il peso della cultura materiale. Dal punto di vista dello studio, katà, forma, stile costituiscono la parte visibile, esterna, la cultura materiale dello Shiatsu; per bilanciare questa cultura materiale bisogna sviluppare spiritualità al proprio interno ed e quindi indispensabile impegnarsi con consapevolezza. Sono tanti piccoli momenti di consapevolezza che fanno da ponte tra l’allenamento di pressione costante e quello di pressione perpendicolare, tra respiro e impegno di addome.

MERIDIANI, PUNTI VITALI, FASCE COMUNICANTI, PUNTI Dl ARMONIA
Nello Shiatsu, oltre ai tre principi che definiscono il carattere della pressione, bisogna considerare altri quattro argomenti di studio che dovrebbero essere comuni a qualsiasi scuola, o metodo: meridiani, punti vitali, fasce comunicanti, punti di armonia.
Poiché i primi sono piuttosto conosciuti voglio dirvi qualcosa riguardo ai punti di armonia, quelli, unici, capaci di bilanciare una condizione. Il corpo dovrebbe essere perfettamente bilanciato, la parte sinistra con la destra, la parte davanti con quella dietro, quella superiore con quella inferiore. In realtà ognuno ha un diverso modo di muoversi (ci si appoggia più a destra o più a sinistra, si preme più sull’alluce o sul tallone) ed è anche questo differente modo di usare il corpo che determina il carattere personale. Quando però la differenza nel modo di impegnare le diverse parti del corpo si fa troppo grande, allora può nascere un problema. In quel momento c’è un punto, uno solo, che è quello giusto per ricreare equilibrio. Negli oggetti quel punto è fisso: spostando dà li il centro di gravità, l’oggetto necessariamente cade. Nell’uomo invece quel punto è più elastico, ed è per questo che l’uomo può mantenersi eretto senza cadere anche quando se ne è allontanato di parecchio. Dal protrarsi di una simile situazione, però, può originare una condizione cronica che per essere ricondotta ad una maggiore centralità richiede un trattamento. Il punto utile ad armonizzare quella condizione è il punto di armonia. E così, anche il punto di equilibrio fisico per poter esercitare la pressione perpendicolare è unico; tra addome e lombari, quello che viene chiamato tandèn. Qualcuno si domanderà: ma quando facciamo un trattamento non usiamo due punti? Con due punti si crea una situazione fissa, come quando stiamo fermi in piedi e siamo poggiati contemporaneamente sulle due gambe. Quando ci muoviamo le gambe devono coordinare il loro funzionamento in modo opposto: mentre una rimane ferma l’altra va avanti; poi, di nuovo, mentre la prima va avanti, la seconda rimane ferma dietro, e così via. E’ la collaborazione di questi opposti modi di operare che permette il movimento del corpo. Ma per poterlo fare il corpo ha bisogno di un punto di equilibrio, senza il quale non ci si potrebbe muovere. Se le cose inanimate hanno un punto di equilibrio fisso, il nostro corpo invece è vivo, il suo centro di equilibrio può spostarsi e quindi ha una possibilità di bilanciamento molto più ampia. Questo significa che, anche dopo anni di uso scorretto, è ancora in grado di adattarsi e di ritrovare, seppure sbilanciato, un suo centro di equilibrio. Essere in grado di trovare il punto di armonia e stimolarlo una sola volta non è però sufficiente a ricreare una condizione armonica, poiché a fronte di cinque minuti di trattamento rimangono ventitré ore e cinquantacinque minuti durante i quali viene mantenuta incoscientemente la forma di abitudine scorretta. Per questo è necessario sviluppare consapevolezza: non soltanto per se stessi, ma anche al fine di educare il paziente a svilupparle lui stesso.

STUDIO PRATICO DELLA PRESSIONE Dl RESPIRO
Studiamo due modi di esercitare pressione perpendicolare attraverso il respiro: uno statico ed uno dinamico. Per prima cosa poggiate la mano destra nella zona dell’osso sacro, rivolgendo la punta delle dita, unite, nella direzione della spina dorsale. Di norma, nel nostro corpo l’energia circola in senso antiorario, entrando da sinistra e uscendo da destra: come conseguenza la parte sinistra del corpo risulta essere in generale leggermente più fredda ed è per questo che useremo la mano destra. La pressione perpendicolare, esercitata in questo modo nella sua forma statica, servirà a stimolare il sistema nervoso o, guardando da un altro punto di vista, i meridiani. Ascoltate il respiro del paziente. Provate ora a dare direzione alla vostra pressione attraverso il respiro: in questo modo potrete rendervi conto di come il respiro sia un ponte tra il nostro mondo interno e le manifestazioni esterne del corpo. Possiamo nascondere un’emozione con un’espressione alterata del viso ma non è possibile nascondere o alterare il respiro che si manifesta congiuntamente alle diverse condizioni del nostro stato d’animo. Il respiro è un messaggio che viene direttamente dal nostro interno: se siamo arrabbiati abbiamo un certo tipo di respiro, e così ne avremo un altro tipo se siamo contenti e un altro ancora se siamo tristi. E così anche nel paziente ad un determinato sintomo corrisponde un tipo di respiro attraverso il quale, in modo inconsapevole, la sua vita manifesta all’esterno il suo messaggio. Può essere facilmente compreso come un cambiamento consapevole del respiro possa essere importante per la sua condizione. Spesso pero chi si trova a vivere una certa situazione, sia essa fisica che emotiva, per quanto provi a cambiare respiro, non ci riesce. In questo caso il terapista Shiatsu può offrire il suo aiuto. Per prima cosa ascoltate il respiro del paziente. Per comprendere l’efficacia del nostro trattamento dobbiamo poter confrontare il respiro che il paziente ha all’inizio con quello che ha alla fine. Dopo essere rimasti per qualche momento all’ascolto del suo respiro cominciate a seguirlo e, partendo dalla espirazione, rendete il vostro respiro più lungo di quello del paziente; prolungatelo fino a che sia due o tre volte più lungo. Praticare consapevolmente in questo modo significa sviluppare al tempo stesso la vostra sensibilità e la condizione interna. Attraverso il contatto della mano il vostro respiro influenza quello del paziente: a un certo momento la vostra mano diventerà calda e sentirete che si è creata comunicazione. In quel momento si crea pressione perpendicolare anche senza pressione fisica: è la pressione del respiro che sta giungendo a toccare il centro. Il paziente comincia a sentire rilassamento, o comunque una sensazione piacevole; a questo punto si può spostare la mano verso l’alto e continuare. Se la mente del paziente diventa più rilassata vuole dire che anche il terapista è rilassato; se il paziente diventa nervoso significa che il respiro del terapista non era corretto.

INTERNO ESTERNO, VISIBILE INVISIBILE
Noi siamo originati da unica fonte di vita. La nostra sfera inconscia o spirituale racchiude tutto ciò che è presente, anche ciò che non possiamo vedere; in un certo senso comprende tutta la memoria dell’universo. Rivolgendoci al nostro interno possiamo entrare in contatto con questa fonte unica di vita; andando verso l’esterno troviamo invece la separazione. La vita manifesta se stessa a partire dal profondo della sfera inconscia, attraverso la consapevolezza e infine tramite il corpo. La consapevolezza è, tra queste manifestazioni, quella che ci consente di navigare nel mondo invisibile che è al nostro interno. Allenandoci alla consapevolezza potremo prendere sempre più coscienza del mondo invisibile che è dentro di noi e quindi ognuno, a seconda del suo impegno, avrà una diversa percezione della presenza e della profondità di questo mondo interno. Questo significa che, se sul piano materiale viviamo tutti nella stessa dimensione, internamente ognuno vive una dimensione diversa: è per questo che molto spesso non riusciamo a capirci. Quando si comincia a comprendere questa realtà, il fatto che ognuno ha un suo differente modo di vedere e di pensare non costituirà più un problema, e anzi si potrà avere buoni rapporti e costruire una vera amicizia proprio con quelli che sono più diversi da noi. Il pensiero è uno strumento essenziale nel percorso di sviluppo della consapevolezza. Esso, per quanto non abbia sostanza, è però già parte del mondo materiale. Dobbiamo sapere che quando abbiamo pensieri negativi stiamo già, in qualche modo, rendendo concreto, materiale, ciò che pensiamo. Questo significa che fare trattamento con negatività di pensiero, oltre a non produrre effetti positivi per il paziente, fa male anche a se stessi giacché si tradisce la parte più vitale di noi stessi. Pensare bene, creare delle buone immagini, diventa allenamento inevitabile per chi vuole diventare professionale; ma, come ho già detto prima, pensare sempre in modo positivo non è facile: chi riesce a sorridere a fronte di qualsiasi problema è un santo. Io non so se anche quelli che sono chiamati ‘santi’ riescono sempre a ringraziare, credo però che mettersi sulla strada del sorriso e del ringraziamento sia uno dei modi migliori per imboccare la via della evoluzione umana. Sorridere è manifestazione di creatività positiva della nostra parte fisica così come ringraziare e manifestazione di creatività della nostra mente.

MONDO VISIBILE E MONDO INVISIBILE
Alla base di ogni nostro atteggiamento ci sono pensiero e immaginazione. Se il pensiero è il frutto dell’attività della coscienza, l’immaginazione è lo strumento grazie al quale possiamo comunicare con il nostro inconscio, è l’ultimo livello della dimensione inconscia che possiamo comprendere intellettualmente. L’energia che crea e nutre la sfera dell’inconscio è molto più forte di quella utilizzata dalla nostra coscienza: e per questo che non basta pensare e programmare per mettere in atto ciò che desideriamo. Si manca spesso di capacità di immaginazione e la sfera consapevole, da sola, non ce la fa. Seppure vogliamo dare una direzione positiva al nostro pensiero, dobbiamo fare i conti con il nostro inconscio che, dal nostro interno, influenza pensieri, atteggiamenti, modi di sentire. Senza che ce ne rendiamo conto, la nostra educazione ci ha abituati a ricevere tutto in modo negativo; è necessario bilanciare consapevolmente questa negatività mandando continui messaggi di positività al nostro interno.
Questo è un buon impegno per chi pratica Shiatsu. L’immaginazione infatti è pressione perpendicolare, è lo strumento mediante il quale possiamo penetrare nel mondo dell’inconscio, arrivare a toccare direttamente la fonte più profonda della vita. Questa è pressione perpendicolare! E’ necessario armonizzare fra loro pensiero, respiro, e immaginazione, e finalmente, tramite la mano, cioè tramite la manifestazione materiale del nostro corpo, la pressione perpendicolare diventa compiuta, amplificata.
Allenatevi a immaginare le persone sorridenti o, se si tratta di pazienti, immaginate i loro organi perfettamente funzionanti! Limitarsi a esercitare la pressione perpendicolare solo da un punto di vista fisico è insufficiente a risolvere grossi disturbi. In realtà, ogni disturbo che si manifesta, si tratti di un mal di testa, di un problema intestinale o di un tumore, non è mai piccola cosa se consideriamo che dietro c’è una vita intera che sta manifestando la sua condizione. Ogni parte di noi, sia visibile che invisibile, è collegata, più o meno direttamente, alla manifestazione di quel disturbo.
Chi vuole sviluppare maggiore professionalità ha bisogno di un modo di ricerca più globale. Ma tanti pensano che globalità significhi aggiungere alla propria conoscenza tecnica altri strumenti di terapia, come l’agopuntura, la moxa o l’erboristeria; ma non è questo il discorso. Ricerca globale significa sviluppare in modo corretto il proprio atteggiamento. Ci sono tanti modi di fare terapia e ognuno ha le sue qualità; valorizzare questi modi dipende da noi, non dipende dalle tecniche.
Vero professionista è chi ha rivolto la pratica al mondo invisibile che è dentro di sé, chi ha sviluppato in senso umano il suo interno ed è capace di manifestarlo esternamente.

LE QUATTRO ENERGIE ELEMENTARI
Noi viviamo in un ambiente dal quale riceviamo continuamente pressione: se fa caldo riceviamo la pressione del caldo, se è inverno quella dell’inverno, e così via. Anche adesso, senza che ce ne rendiamo conto, il nostro corpo sta ricevendo una pressione dall’ambiente. Per poter accettare questa pressione esterna, è necessaria la pressione del nostro ambiente interno. Di ciò ci si rende ben conto quando persone fisicamente indebolite, incapaci di sostenere la pressione esterna, divengono depresse. I fattori ambientali la cui pressione ha maggior influenza sull’uomo vengono, per prima cosa, dal nostro stesso pianeta: basta pensare alla forza di gravità, al sole, alla luna… In realtà ciò che noi riceviamo più direttamente è la pressione perpendicolare, costante e concentrata, del sole, della luna e della terra. E’ una pressione talmente ampia e continua di cui non è possibile rendersi conto senza metterci particolare attenzione, senza risvegliare la propria consapevolezza.
La scienza moderna ha appurato l’esistenza di quattro energie elementari responsabili dell’equilibrio del nostro universo. Da questa affermazione scientifica deriva che le quattro forze che tengono insieme il macrocosmo devono essere presenti, e manifestare il loro effetto, anche nel microcosmo del nostro corpo. Ho provato quindi a definire come e dove queste quattro forze fondamentali dell’universo si manifestano nel nostro corpo. Il funzionamento del nostro cervello è associato alla forza elettromagnetica. Secondo la scienza il campo generato dalla energia elettromagnetica è presente, anche se con forme diverse, in tutto l’universo. Ma la forza elettromagnetica presente nel nostro cervello, se non bilanciata dalle altre tre forze, non funziona correttamente, può essere disturbata, o anche cancellata; in altre parole, quando non è sostenuta da una condizione di armonia dell’intero corpo non può portare a pensieri ed immagini riconoscibili, cioè consapevoli. Nella zona pettorale, tra i polmoni, è situata la forza nucleare debole, cioè quella forza alla quale si deve la capacità degli atomi di emettere energia. La forza nucleare forte, cioè quella responsabile della capacità di coesione dei nuclei atomici e quindi della compattezza della materia, è collocata nella zona addominale. Infine la forza gravitazionale, quella al cui effetto di attrazione – repulsione è legato l’equilibrio dinamico della materia, è situata nella pianta dei piedi.
Quindi lo studio dello Shiatsu non può limitarsi all’allenamento del pollice o del gomito; dobbiamo sviluppare tutte le capacità del nostro corpo sia dal punto di vista mentale che da quello emotivo, da quello della stabilità e da quello dell’equilibrio. Per rendere più ampia e profonda la pressione perpendicolare che manifestiamo tramite le mani è necessario rendersi conto delle potenzialità che abbiamo dentro di noi ed impegnarci per tirarle fuori. Non è mettendo più peso che possiamo aumentare l’effetto della pressione; anche una pressione leggera può diventare profonda e potente se ne ricerchiamo l’origine al nostro interno. Anzi, per alcune persone lo stimolo più efficace è rappresentato da un appoggio minimo, per altre è necessario uno stimolo fisico più forte; per ognuno e diverso. Quello che mai bisogna diminuire è l’impegno rivolto verso il proprio interno: solo impegnando al massimo tutte le nostre capacità c’è possibilità di evolvere in modo umano.

TRE PASSI PER LA CREAZIONE DI UNO STATO D’ANIMO CORRETTO
Bisogna ora considerare, per quanto riguarda l’atteggiamento che formiamo al nostro interno nei confronti delle esperienze di vita che facciamo, tre passi successivi di sviluppo e di evoluzione dello stato d’animo. Il primo, che poi è anche il più diffuso fra le persone, consiste nel colpevolizzare gli altri di quanto ci succede: “Sto male perché tu mi hai fatto questo. La colpa è tua”.
E’ lo stato d’animo più comune perché consente di scaricare sugli altri il peso e le responsabilità che nessuno vuole sentire su di sé. Questo tipo di atteggiamento nasce anche dal fatto che, per suo carattere, l’uomo si agita fino a quando non ha trovato la causa della sua sofferenza. Egli vuole trovare a tutti i costi una risposta, ma la cerca dove per lui e più comodo; pensare: “io sto soffrendo per colpa tua” significa che tocca ad un altro impegnarsi nei nostri confronti. Sembra strano? Però nel modo di pensare comune funziona cosi: “se io ho un problema è colpa tua; ma anche il tuo problema è colpa tua, cosa c’entro io’. Non ragiona così la maggioranza delle persone? Fino a quando tutto è tranquillo: “ti voglio bene; sei il mio migliore amico…”; ma quando nasce un problema: “non siamo più amici; si, è vero, lo eravamo fino a ieri, ma oggi non più”. Quando internamente si comincia a sviluppare un po’ più di direzione, quel dare colpa ad un altro diventa: “e colpa mia”.
Questo è il secondo passo. Di una persona così la gente pensa che stia diventando più simpatica e gentile. Ma a lungo andare quella persona soffrirà perché, non trovando soluzioni, sarà schiacciata dal peso del suo senso di colpa. Sia il primo atteggiamento che il secondo si manifestano come pressione di pensiero, diretta verso gli altri o verso se stessi, ma in questo modo la pressione si trasforma in… depressione. Solo quando inizia lo studio del terzo modo di atteggiamento comincia l’allenamento per lo sviluppo della propria dimensione umana: non c’è nessuna colpa; ogni problema, ogni malattia, ogni sofferenza interna, è un insegnamento e tocca a me comprenderlo. Il terzo passo consiste nel confrontarsi positivamente con quanto stiamo vivendo. Anche questa è pressione perpendicolare.

CIKAI, NEGAI, INORI
Come sapete uno dei valori fondamentali dello shiatsu è dato dalla possibilità di entrare in risonanza con l’altra persona: se è triste, sentirsi triste con lei; se è contenta, sentirsi contento; se sta bene, stare bene insieme a lei. Se non riusciamo a cogliere questa vibrazione non possiamo comprendere cosa realmente la persona sta chiedendo.
Spesso noi ragioniamo a senso unico: ti do questo; faccio questo per te; in realtà stiamo facendo tutto per noi stessi, non è mica così facile offrire veramente.
Fino a quando non comprendiamo dentro noi stessi cosa veramente questa persona sta chiedendo non è tanto facile fare ciò che è necessario; e non è neanche sufficiente chiedere: “ha detto così e quindi questo è quello di cui, dentro di se, sente bisogno”. Il linguaggio ha un limite, e quindi sta a noi indovinare cosa c’è veramente dietro le parole. Anche quando siamo entrati in sintonia con l’altro non è cosi facile capire: se non c’è risonanza è quasi impossibile.

CIKAI: RISONANZA CON SE STESSO
Anche rispetto a come impegnare dobbiamo considerare tre modi; il primo riguarda se stessi e consiste nel prendere una decisione. Però per decidere è necessario un proposito. Decidere senza aver chiaro un proposito è pericoloso, infatti anche “Ti uccido” è una decisione! Per evitare questo pericolo è necessaria la guida e la direzione di un proposito. Allora chi studia e pratica Shiatsu deve prendere una decisione con se stesso avendo ben chiaro un proposito: perché studia e pratica shiatsu. All’inizio non è necessario che sia la decisione che il proposito siano troppo grandi, anzi meglio partire da qualcosa che sia realizzabile, che possa essere attuato entro la giornata stessa. Poi, avendo fatto questo allenamento, gradualmente aumentare ed allargare decisioni e propositi a ciò che richiede un anno, a ciò che richiede una vita intera. Non è detto che un piccolo proposito significhi poco impegno: significa solo che è realizzabile in breve tempo. Partendo da qui poi diventa necessario darsi un proposito per la cui realizzazione ci vuole un arco di tempo più lungo.

NEGAI: RISONANZA CON GLI ALTRI
Negai significa avere un desiderio. Non per se stessi, cioè egoistico, ma per un’altra persona. Nel nostro caso questo consiste nel desiderare, ad esempio, che il “paziente” superi il suo disturbo, che stia bene e sia più felice. Questo tipo di desiderio è indispensabile per lo sviluppo della nostra spiritualità e per entrare più profondamente in sintonia con gli altri.
La prima cosa di cui dobbiamo renderci conto è che per realizzare un desiderio che riguarda altre persone ci vuole tempo, quindi è necessario coltivare la pazienza. Non si può dire quanto tempo sarà necessario aspettare, certamente non è possibile mettere un limite: senza la pazienza di aspettare e collaborare per la realizzazione di ciò che desideriamo il nostro era un falso desiderio. Quindi: pazienza! Senza pazienza avremo un trattamento buono tecnicamente che potrà togliere qualche sintomo; ma il problema di fondo si ripresenterà la prossima volta. L’uomo deve essere creativo, valorizzare i problemi, non eliminarli. La differenza tra l’atteggiamento creativo e quello distruttivo, è l’accettazione con animo positivo dell’individuo nella sua globalità, cosi com’è, come si presenta ogni volta. In un certo senso chi studia da terapista deve essere, contemporaneamente, anche un educatore. Ho detto educatore, non insegnante. Cosa vuol dire? Penso che avrete sentito, ad esempio, che i bambini imparano guardando la loro mamma! Non è tanto ciò che la mamma insegna ad educarli, quanto l’osservazione di come lei stessa impegna la sua vita, cioè in che modo cucina, come lava, con che atteggiamento vive la vita familiare. E guardando questo che i bambini crescono ed imparano.
Per chi fa Shiatsu è lo stesso: non è sufficiente l’orgoglio, o l’arroganza, di saper trasformare un piccolo sintomo; quasi fosse chissà quale premio! Basta poco per far migliorare un qualche sintomo, non è poi cosi complicato. Chi fa il terapista deve diventare anche un esempio di vita in modo da far pensare: “anch’io voglio vivere come quella persona: sempre sorridente, sempre positivo”. Se a quel punto viene anche voglia di imparare lo Shiatsu, non è mica male! In realtà ci vorrebbe qualcosa in più, cioè: educazione senza educare. Questo tipo di discorsi ci porta a considerare che, per quanto riguarda la medicina, esistono tre modi di cura delle malattie. Il primo, quello moderno, possiamo definirlo: della guarigione forzata. Spesso la “guarigione forzata” non è vera guarigione, in realtà è stato solo spostato il sintomo. Non è questione di “oriente” o “occidente”, dipende dall’atteggiamento, quindi anche una tecnica orientale può essere indirizzata verso la guarigione forzata, e, al contrario, una tecnica occidentale può diventare guarigione di un altro tipo. Dipende dall’atteggiamento con il quale indirizziamo il nostro impegno. Allora fino a quando si parla di “guarigione forzata” riferendosi al terapista, va bene: è la sua pratica di allenamento tecnico; in questo caso però, il paziente dipenderà sempre da lui perché non sa come mai è guarito, che cosa ha prodotto il cambiamento, che cosa può, personalmente, fare. Non ha nessuna informazione. Il secondo modo di cura consiste nel seguire la Legge di Natura: se abbiamo mangiato troppo, mangiare di meno; se c’è stitichezza, purgarsi; se non abbiamo riposato abbastanza, riposare, oppure, se riposiamo sempre, smettere di riposare, spesso riposiamo troppo.
Seguire la Legge di Natura significa fare il contrario di quello che facciamo normalmente e che ha dato origine al sintomo. Quindi anche lo shiatsu se viene utilizzato solo in modo tecnico, senza dare altre indicazioni al paziente, viene ad essere una forma moderna di cura, quella che ho definito “guarigione forzata”, ed il fatto che la sua origine sia in oriente non è una garanzia rispetto ad un discorso di atteggiamento. Allora, quanto meno dare un compito al paziente; il modo ed il momento giusto per farlo ognuno lo deve scoprire da se ma, senza chiedere troppo, proporre un impegno semplice che possa essere fatto in maniera continuativa. Il vero impegno del terapista quindi è di fare impegnare il paziente. Senza questa parte non c’è educazione: ad esempio, chiedere di fare, almeno una volta al giorno, cinque minuti di pratica di respiro profondo. Bisogna dare questo tipo di piccoli consigli per farlo impegnare con la sua consapevolezza e con il suo corpo, altrimenti restiamo sempre allo stesso livello, non possiamo migliorare.
Il terzo modo di guarigione è quello in cui non c’è più terapia, non più medicine. Il solo interesse è di vivere meglio, e si è talmente impegnati in questa ricerca che tutto il resto diventa secondario. Cioè: se il sintomo deve sparire, che sparisca, se deve rimanere, che rimanga, comunque sei così impegnato a cercare di vivere meglio che lo stesso sintomo diventa una buona occasione per la tua ricerca. Possiamo dire che lo Shiatsu è diventato veramente professionale se riusciamo ad indirizzarlo verso questa terza direzione. Altrimenti se il sintomo migliora, la malattia sparisce, ma il paziente non trova motivo nè gioia di vita, e continua ad essere triste e a lamentarsi non trova senso a guarire. Almeno fino a quando c’è un problema rimane in lui una spinta per eliminare il disturbo; se non c’è più disturbo e non nasce interesse per la vita in questo caso il terapista è colpevole. Se togli uno stimolo a vivere devi sostituirlo con qualcosa; è qui la difficoltà. Allora, avete capito cos’è la pazienza?

INORI: PREGHIERA
In pratica: ho deciso per me stesso di impegnarmi con questo paziente con il proposito di aiutarlo; il mio desiderio è che la sua vita migliori e, con pazienza, aspetterò che ciò si realizzi.
Allora: prego di avere il coraggio che mi aiuti a mantenere il mio proposito (Cikai) e a realizzare il mio desiderio (Negai) .
Questo è il senso di Inori: pregare di trovare il coraggio; perché se mi impegno, quali che siano le mie mancanze, ad accettare qualsiasi compito che la Vita mi porrà davanti, allora ci vuole coraggio.
Come San Francesco che pregava: “Signore dimmi cosa devo fare, dammi forza”. Questo è il vero senso della preghiera, non: “ti prego fammi guarire presto”. Senza impegno non c’è vera preghiera, perché, quando ci si impegna, i problemi aumentano, e ci vuole più coraggio, non vi pare?
Pressione perpendicolare. Cioè, pensiero, immaginazione, senza trucchi, senza bugie: da questo pensiero creativo, arriva la direzione… la pressione perpendicolare diretta.
Yuji Yahiro

Di Centro Tao Network

TAO, Tecniche ed Arti Orientali. Scuola di Shiatsu Tao, network dei professionisti delle discipline olistiche, corsi, trattamenti, conferenze. 3474846390 - info.centrotao@gmail.com

2 pensiero su “Cosa c’è dietro la pressione perpendicolare?”

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