La riflessione sulle diverse forme di empatia trova un campo di applicazione straordinario nella pratica dello Shiatsu.
Qui l’empatia non è solo un’attitudine interiore: si esprime attraverso il corpo, attraverso il contatto fisico, e richiede una gestione ancora più raffinata del rapporto tra emozione e ragione.
Lo Shiatsu: un dialogo silenzioso
Lo Shiatsu è, per sua natura, un’arte del contatto.
Attraverso la pressione e il tocco consapevole, l’operatore instaura con il ricevente una comunicazione profonda, non verbale. Ma proprio perché è un contatto così diretto e intimo, espone l’operatore a una forma intensa di empatia fisica ed emotiva.
In ogni pressione, in ogni respiro condiviso, si crea uno spazio in cui il corpo dell’altro diventa immediatamente presente. L’operatore può percepire tensioni, blocchi, stati emotivi nascosti. È una forma di empatia che nasce prima ancora delle parole
Empatia comune nello Shiatsu: il rischio del coinvolgimento eccessivo
Se l’operatore si limitasse a una empatia comune, rischierebbe di:
•Identificarsi eccessivamente con il dolore del ricevente.
•Perdere lucidità durante il trattamento.
•Trasferire inconsapevolmente le proprie emozioni e tensioni sul ricevente.
Questa dinamica, conosciuta nella pratica come fusione empatica, può portare a stanchezza emotiva, esaurimento (burnout) e, a lungo termine, compromettere la qualità della relazione d’aiuto.
Inoltre, l’operatore che si lascia trascinare dall’emotività rischia di interferire con i processi naturali di autoregolazione energetica del ricevente.
L’empatia professionale nello Shiatsu: ascolto e distacco consapevole
L’empatia professionale, invece, permette all’operatore di:
•Ascoltare profondamente il corpo e l’energia del ricevente.
•Sintonizzarsi senza assorbire: mantenere una “presenza testimone”, vigile e non invasiva.
•Guidare il tocco in base a ciò che emerge, senza sovraccaricare il contatto di emozioni personali.
•Regolare la propria postura interiore: essere presenti senza essere travolti.
Questa forma di empatia nel tocco richiede:
•Un profondo lavoro su di sé: conoscere e regolare le proprie emozioni.
•Intelligenza corporea: saper distinguere tra ciò che si percepisce e ciò che si proietta.
•Presenza silenziosa: la capacità di “essere lì” senza invadere.
Lo Shiatsu insegna, di fatto, una forma di empatia incarnata e consapevole: si ascolta il corpo dell’altro come un paesaggio energetico da esplorare, non come un’estensione dei propri vissuti emotivi.
Il contatto come educazione all’empatia ragionata
La pratica quotidiana dello Shiatsu diventa, così, una scuola di empatia ragionata:
•Insegna a sentire senza perdersi.
•Allena a distinguere tra il proprio stato e quello dell’altro.
•Sviluppa una sensibilità discreta e rispettosa: il contatto non è mai invasivo, ma invita il ricevente a scoprire le proprie risorse interne.
Attraverso il contatto fisico, l’operatore Shiatsu lavora su un equilibrio dinamico tra:
•Partecipazione: l’empatia corporea che connette.
•Testimonianza: il distacco che preserva la libertà e la dignità dell’altro.
In questo modo, la pratica Shiatsu si allontana sia dall’emotività ingenua, sia dal distacco freddo.
Si colloca in quello spazio intermedio dove l’empatia è vissuta come una forma di presenza vigile: si sente, si comprende, si accompagna, ma non si invade.
Una lezione più ampia
Questa gestione dell’empatia attraverso il corpo non riguarda solo il mondo terapeutico. È una lezione per la vita quotidiana:
•Come possiamo essere vicini agli altri senza farci travolgere dalle loro emozioni?
•Come possiamo aiutare senza sostituirci?
•Come possiamo mantenere aperta la nostra sensibilità senza diventare vulnerabili?
Lo Shiatsu offre un modello: sentire con intelligenza, agire con cuore e lucidità, stare con l’altro senza perderci.
In fondo, come nell’empatia professionale, anche nel contatto Shiatsu si realizza una verità semplice ma profonda:
sentire è umano, ma capire è responsabilità.
Un operatore Shiatsu esperto non è semplicemente qualcuno che “sente” di più, ma qualcuno che sente meglio: con più attenzione, più presenza, più discernimento.
La sua empatia non è una fusione emotiva, ma un ascolto consapevole.
È questa la vera differenza tra empatia comune ed empatia professionale applicata al contatto fisico:
non la quantità di emozione, ma la qualità della presenza.
Solo un’empatia ragionata, consapevole e incarnata può trasformare il contatto in una via autentica di cura e rispetto.